Già in queste pagine abbiamo detto che la principale resistenza alla trans-formazione in atto (non credendo alle rivoluzioni) nel passaggio da un mondo (inteso come sistema sociale costituito da persone e contenuti) basato sul sistema della comunicazione ad un mondo basato su un sistema di interazione, è operata dal mondo della comunicazione stesso, dai suoi attori e dall'abuso dei suoi argomenti caratteristici. Due discussioni in corso, quella relativa all'articolo di Bruno Ruffilli sulla "Stampa" di ieri (commentato in +Blog , stex Auer, luoghi sensibili, Susy Specchi, Roberta Greenfield) e quella a margine di una nota di Mario Gerosa pubblicata da Mirko Lalli e raccolta da Roxelo Babenco, che sta avendo autorevoli commenti, permettono a nostro avviso di fare una unica considerazione.
L' evoluzione rapida del web 2.0 sta portando ad una forte necessità di social o community 3d o se si vuole a sistemi di interazione di tipo immersivo,
assistiamo e partecipiamo ad un uso e ad una sperimentazione che sempre più spesso non è determinata da logiche e dinamiche da vecchio mondo (quello della comunicazione appunto), ma piuttosto da un fare diverso, "avatariano", che coniuga la vita tradizionale con questo "nuovo spirito del nostro tempo". I risultati non sono sotto gli occhi di tutti, ma di pochi, e alcuni non sono ancora frutto di una consapevolizzazione comune, certamente però possiamo affermare sono raggiunti con brillantezza e adeguatezza piu da iniziative intra-moenia (chiamate dal basso , pop o della grassroot culture) che da iniezioni extra moenia, cosi scopriamo che l'arte e la creatività cosi come vale per quella "contemporanea" arrivano prima e risultano il volano di tutto.
Si crediamo che l'arte sta compiendo appieno (forse più degli artisti) la sua capacità di esprimere il cambiamento in corso.
Non è un caso che nell'articolo di Ruffilli non compaia come elemento su cui fare raffronto, se non attraverso il sistema mercato inteso tradizionalmente. Casuale non è, al di là della sua innata curiosità, che Mario Gerosa dopo aver diffuso alle grandi masse il portato generale di second life, usato come la cartina di tornasole di un cambiamento in corso, punti con molta insistenza sull'arte dei mondi virtuali e sull'enorme patrimonio culturale che si sta producendo, anche attraverso diversi o inesistenti gradi di consapevolezza artistica e con codici espressivi completamente nuovi, di cui la mostra Rinascimento Virtuale di ottobre sarà un ulteriore e sorprendente tappa. Infine molto di quello che si percepisce esternamente del nostro fare da avatar dipende da quello su cui ognuno di noi lavora, argomenti, questioni, tecniche; molte delle cose che dice Ruffilli sono vere e noi tutti lo sappiamo, solo che non sono il tutto e neanche come abbiamo detto il dato più rilevante. Ma molto dipende da noi. Per quello che ci riguarda crediamo ad esempio che lo spostamento di un sistema percettivo e di fruizione basato sulla cognizione, non sia sufficiente ad esprimere appieno il nostro stato e neanche lo spirito di cui parlavo, sempre più spesso ci troviamo a lavorare su un sistema percettivo e dinamico di tipo emozionale (non sentimentale). Riprodurre forme che appartengono alla storia dell'uomo spesso è un facile riparo per molti all'interno della realtà digitale, forme spesso consumate con la velocità con cui si consumano le stesse immagini che le generano - come il caso citato di Italia vera o della stessa land di Armani in second life sparita dopo solo un mese dalla sua creazione. Pensiamo, piuutosto, più ad una geografia emozionale dell'esperienza di avatar-uomo nel mondo contemporaneo, in cui un nuovo senso di viaggio e di luogo ( site-seeing cosi come indica Giordana Bruno per intenderci) richiedono diverse forme dell'abitare - tradizionale e digitale - a partire quindi da nuove mappe molto diverse ad esempio dai concept di recente e koolhaasiana generazione, e di sicuro lontanissime dalle timide interpretazioni, a volte gaffe, giornalistiche a cui sovente assistiamo.
arco Rosca aka Paolo Valente
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